Mediazione nelle imprese

UNA GIUSTIZIA CHE RIPARA?
La Mediazione nelle imprese

Nel gennaio 2005 alcuni componenti della Cooperativa Dike (allora Associazione DIKE) furono
invitati dall’allora Comitato Strategico di Unicredit a costruire, insieme al prof. Giulio Sapelli,
professore ordinario di storia economica nell’università di Milano e consulente della fondazione
Enrico Mattei (FEEM), a compiere uno studio di fattibilità circa l’introduzione di alcuni principi
e pratiche della giustizia riparativa all’interno del Gruppo.
In quei mesi Unicredit aveva appena terminato di redigere una sua Carta di Integrità –
qualcosa di più e ben diverso di un semplice codice etico - quale risultato di un percorso
interno al Gruppo che aveva avuto quali obiettivi l’individuazione di sei valori ritenuti
fondamentali per orientare l’agire quotidiano delle persone del Gruppo, sia fra di loro sia nei
rapporti con l’esterno (clienti, fornitori).
La Carta di Integrità non si propone, quindi, di costituire un corpo normativo onnicomprensivo,
in quanto le leggi (prima sfera di giustizia) e i patti contrattuali (seconda sfera di giustizia) già
definiscono il perimetro delle obbligazioni soggettive.
Il documento rappresenta invece, un sistema strutturato costruito intorno a una base comune
di valori e di comportamento in cui riconoscersi.
Per questo motivo, si è deciso di sperimentare nel Gruppo UniCredit, attraverso il progetto
“Offese alla Carta di Integrità e Mediazione”, una Terza sfera di giustizia che dia la possibilità
alle parti in conflitto di “conciliare”, attraverso il meccanismo riparativo della mediazione, che
porta a riconoscere l’errore e l’offesa e nel rendere manifesta la responsabilità verso l’altro che
è stato danneggiato.
Includere la Terza sfera di Giustizia nella Carta di Integrità permette di conferire a quest’ultima
inedite forme di effettività mediante l’introduzione di un originale sistema di risposte alle offese
ai valori ivi contenuti e protetti.
Il sistema di risposte alle offese che si è venuto configurando si caratterizza per un approccio
consensuale-riparativo, lontano dalle più tradizionali istanze repressivo-retributive, e invece in
sintonia con la cultura aziendale di cui la Carta di Integrità costituisce l’espressione più alta.
La Giustizia Riparativa, applicata a una realtà complessa e gerarchicamente organizzata come
quella di UniCredit, rende necessaria l’elaborazione di un modello di gestione delle offese
all’Integrità, che presuppone la creazione di nuovi organi e funzioni, nonché il coordinamento
con organi e strutture già esistenti, oltre naturalmente a una ridefinizione dei flussi informativi
tra strutture di controllo, e una definizione dei rapporti tra le tre Sfere di Giustizia, con
riferimento a quelle condotte illecite che possono attivare non solo la terza, ma anche e
contestualmente una o entrambe le prime due.
A sua volta questo sistema permette di implementare all’interno del gruppo una riflessione in
divenire sul concetto di Integrità, come declinato nei valori contenuti nella Carta.
La Terza sfera di Giustizia non resta comunque una risorsa né esclusa né isolata, dovendo
intrecciarsi con le altre due sfere (processuale, contrattuale-disciplinare).
Il fatto che non vi siano esperienze consolidate relativamente all’applicazione del modello della
giustizia riparativa nelle imprese ha reso necessario studiare in modo sistematico l’impatto di
tale innovativo modello su una realtà strutturalmente complessa e gerarchica come quella di
una corporation.
Questo iter ha coinvolto vari livelli aziendali in un processo partecipato di riflessione, all’esito
del quale sono state definite le guide lines operative.
Oggi DIKE, attraverso i suoi mediatori esperti gestisce l’attività sui casi inviati dagli
Ombudsmen, organizzando e gestendo colloqui preliminari e incontri di mediazione.
L’esito dell’attività svolta dai mediatori viene restituito in modo sintetico all’Ombudsman
inviante unitamente – se gli interessati vi acconsentono - agli accordi o alle ipotesi riparative

concordate fra le parti all’esito dell’attività.

Carta di Integrità (questa parole dovrebbe rinviare anche al testo originale della Carta) – sei
valori
I valori della Carta di Integrità sono l’EQUITA’, la TRASPARENZA, il RISPETTO, la
RECIPROCITA’, la LIBERTA’ e la FIDUCIA.
La denominazione del documento – Carta e non Codice etico – è da mettere in relazione al
processo volto a individuare in modo condiviso quell’insieme di valori portanti che sono
divenuti i Valori del Gruppo UniCredit. La parola Codice avrebbe, al contrario, rinviato, almeno
dal punto di vista etimologico, all’idea di un complesso di norme sistematizzate, da rispettare
semplicemente perché imposte.
Parimenti, il termine che contraddistingue la Carta – il lemma Integrità – diviene il criterio
analogico di riferimento sia per le condotte in situazioni di quotidiana criticità che per le scelte
apicali di politica aziendale.
Tutto ciò rende necessaria la definizione di un modello di compliance in cui il controllo
sull’attuazione della Carta deve dirigersi rispettivamente in senso “ascendente” e
“discendente”.
Per ciò che riguarda il controllo discendente esso si sostanzia in una duplice azione:
una concreta attuazione in positivo della Carta di Integrità. Sotto questo profilo è decisiva
un’efficiente e costante sensibilizzazione dei suoi contenuti;
una costante prevenzione di condotte contrarie al contenuto della Carta, mission che può
essere raggiunta – come vedremo fra breve - anche attraverso l’intervento della Terza sfera di
Giustizia.

Progetto “Offese alla Carta di Integrità e Mediazione”- iter – Ombudsmen
I componenti di DIKE coinvolti nel progetto hanno avviato, su impulso e con il costante
supporto di Feem e di Unicredit, uno studio teorico-pratico sui temi della giustizia riparativa e
della mediazione nelle corporation, i cui esiti hanno permesso di stabilire:
i margini e le potenzialità di intervento della Terza sfera di Giustizia;
l’impatto che le pratiche di mediazione (che si connotano per “orizzontalizzare” i rapporti inter-
personali e “promuovere” spazi dialogici) potranno avere nel contesto di una organizzazione
complessa, ramificata e gerarchica;
la necessità di prevedere laboratori di sensibilizzazione per il personale Unicredit e laboratori di
formazione per i rappresentanti degli organi garanti della Carta.
Tali organi di garanzia sono stati successivamente costituiti con la denominazione
Ombudsmen e sono stati individuati fra persone di riconosciuta stima, di diverse aree
geografiche appartenenti al Gruppo ma oggi in pensione.
Gli Ombudsmen svolgono funzione di raccolta delle segnalazioni e di filtro e – dopo una verifica
della conformità del caso alla Terza sfera di Giustizia – possono attivare la mediazione inviando
il caso ai mediatori di DIKE, oppure indirizzano gli interessati agli altri strumenti previsti nella
Terza sfera ritenuti più idonei al caso di specie (segnalazione e incontro tecnico gestiti
direttamente dal Gruppo).